Centenario Grande Guerra, Claudia Lucia: “Oggi la Pace è sempre più necessaria”

“Oggi in tutti i Comuni d’Italia si tengono manifestazioni per commemorare il centenario della ingresso dell’Italia nella Grande Guerra. Noi oggi inauguriamo, assieme a questa eccezionale mostra storico documentaria “Da Bastia Umbra al fronte”, anche le altre iniziative di commemorazione del centenario dell’ingresso dell’Italia nel Primo Conflitto Mondiale, cui hanno partecipato numerose Associazioni culturali della nostra Città”. Queste le parole dell’Assessore alla Cultura di Bastia Umbra, Claudia Lucia, all’inaugurazione degli eventi dedicati alla Grande Guerra.

“Il senso delle iniziative di commemorazione – ha detto – proposte dall’Amministrazione comunale, è quello di mostrare come la Prima Guerra Mondiale non abbia riguardato solo le quattro regioni più vicine ai confini (Friuli Venezia Giulia, Veneto, Trentino e Lombardia), ma anche le regioni e i paesi più lontani, come l’Umbria ed anche la nostra Bastia, avendo visto schierati a fianco soldati provenienti da tutta Italia. Molti furono i soldati provenienti dai nostri paesi e come gli altri vissero la chiamata alle armi, la partenza per il fronte, le battaglie, le trincee, le sconfitte e le vittorie. I combattenti – ha spiegato – furono persone come noi, che amavano la vita. Molti avevano vent’anni, non avevano mai lasciato la loro terra, non conoscevano l’uso delle armi, erano abituati alla vita tranquilla, semplice e laboriosa della campagna e si ritrovarono, in prima linea, ai confini estremi a combattere per la Patria, forse convinti di essere capitati là per pura sventura, con la nostalgia di casa, l’estraneità alla causa e spesso con l’imperizia nell’uso di fucili e mortai. Provarono sentimenti di dolore, struggimento, orrore, ribellione. Il loro mitico coraggio fu spesso una reazione naturale alla paura, istinto di sopravvivenza, che li spinse a difendersi per non morire”.

L’assessore ricorda e nel farlo parla della sua terra: “Quante volte ho sentito gli anziani del mio paese natale in Cadore raccontare della vita di trincea, della decimazione dei soldati italiani, della ritirata dei tedeschi, della ricerca disperata di cibo nelle nostre case, ma anche delle lettere e dei viveri portati in alta montagna al fronte o nelle postazioni di guardia, dell’umanità di alcuni ufficiali e dei semplici e struggenti messaggi dei soldati morenti per le loro madri o mogli, lasciati con fiducia ad una infermiera o ad un compagno!”

“Di tutti questi racconti – dice Claudia Lucia – trovo nella nostra mostra immagini e testimonianze che ravvivano gli ormai fievoli ricordi e che suscitano in me un sentimento di gratitudine verso coloro che combatterono e diedero la vita per la nostra libertà e Patria. Furono 9 milioni i soldati che morirono nel conflitto, 74 milioni vi parteciparono, oltre 650 mila furono i caduti italiani e 450.000 gli invalidi e i mutilati, oltre 60.000 i dispersi. Le vetrate della chiesa di Santa Croce che abbiamo visitato poc’anzi sono state realizzate proprio in ricordo dei caduti della terra di Bastia. I nostri caduti sono stati chiamati eroi e purissima gloria”.

La guerra non vide partecipi solo soldati e ufficiali, ma anche tante e tante donne. “Esse – ha aggiunto – non furono solamente mamme, mogli, sorelle, fidanzate. Non solo aspettarono per mesi e, a volte anche per anni, il proprio caro impegnato sul fronte o prigioniero o deportato, ma furono operaie nelle fabbriche, infermiere nelle corsie degli ospedali sul fronte, messaggere, vivandiere e specialmente furono spesso terribilmente sole. Esse, e possiamo ben affermarlo, determinarono in prima persona l’esito del conflitto. In un mondo nel quale alle donne non era consentito scegliere, ma solo obbedire, divennero protagoniste con la loro forza, laboriosità, determinazione, con il coraggio che dovevano trovare dentro se stesse e con la loro particolare semplicità, strategica nelle circostanze difficili, essenziale per adattarsi a quel momento terribile e assurdo, in cui esse erano diventate anzitutto e forzosamente capofamiglia, ma anche operaie nelle officine, impiegate nell’amministrazione delle imprese e negli enti pubblici, protagoniste attive dell’economia e della società, oltre che della casa e della famiglia, cui spettava il compito di sostituire, anche nelle decisioni più importanti, l’uomo che non c’era più”.

Nel ringraziare chi ha dato un contributo alla realizzazione di questo evento ha detto: “Ora vorrei riservare un ringraziamento alle Associazioni culturali della nostra città che hanno risposto positivamente e con entusiasmo al mio invito a partecipare attivamente alle manifestazioni di commemorazione di questo centenario. Nei prossimi giorni, fino al 02 giugno avremo la possibilità di seguire le iniziative proposte dall’Associazione Fare Musica, dal Coro Aurora, dalla Banda Musicale assieme al Coro Città di Bastia e al Coro Parrocchiale di Costano. Gli alunni dell’Istituto Comprensivo Bastia 1 già da tempo si sono dedicati allo studio della Grande Guerra con letture, riflessioni ed elaborati e con laboratori didattici curati da Sistema Museo. In questa sala c’è anche una piccola sezione dedicata ai lavori della scuola primaria Umberto Fifi. L’Università Libera ci ha già proposto due incontri di approfondimento sulla Prima Guerra Mondiale con Annalisa Rossi. La visita alle vetrate di Santa Croce, dedicate al ricordo dei Caduti di Bastia, sono state curate con eccellente competenza dalla Pro Loco, coinvolgendo lo studio di Vetrate Artistiche Caselli Moretti che le ha realizzate nel 1923. Ringrazio anche le quattro parrocchie del Comune di Bastia per la Santa Messa in suffragio dei caduti civili e militari che verrà celebrata sabato prossimo. Specialmente mi preme si ringraziare in modo speciale Antonio Mencarelli, curatore di questa mostra, l’Associazione Numismatica e Filatelica di Assisi e l’Associazione Pro Loco di Bastia. Sono loro il cuore e l’anima di questa mostra: l’Amministrazione li ringrazia per il prezioso contributo. Esprimo loro riconoscenza personale e, con orgoglio, manifesto il buon rapporto instaurato con loro. A questi amici, Daniela Brunelli, Monica Falcinelli, Antonio Mencarelli e Franco Proietti, devo il buon esito delle iniziative di commemorazione del centenario dell’ingresso dell’Italia nel Primo Conflitto mondiale”.

L’assessore alla cultura conclude il suo discorso: “Mi congedo con un ultimo pensiero. Frequentando la Sala della Consulta, mi capita spesso di soffermarmi a leggere il “Bollettino della Vittoria” affrescato da Crispolti sulla parete di destra. Il testo è il documento ufficiale con cui il generale Diaz, comandante supremo dell’esercito italiano, annunciò la vittoria dell’Italia e la disfatta nemica nella Prima Guerra Mondiale. È esposto in molte località italiane. La frase più celebre la ricordo dai tempi della scuola: «I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano disceso con orgogliosa sicurezza». Oggi – ha concluso – mi piacerebbe leggere non il “Bollettino della Vittoria”, ma un “Bollettino della Pace”. Ci è sempre più necessaria”.

 

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