Abbattimento dei pini, Claudia Lucia, problema di concertazione

Respingo il pensiero di vedere mutare in modo irrimediabile l’immagine che ho di via Roma

Abbattimento dei pini, Claudia Lucia, problema di concertazione

Abbattimento dei pini, Claudia Lucia, problema di concertazione

Abbattimento dei pini – Alcuni anni fa mi è capitata l’occasione di partecipare ad un corso sulla comunicazione ed in particolare sulla comunicazione delle scelte politiche. Fu presentato un caso di studio.

di Claudia Lucia – architetto

Un comune doveva risolvere il problema delle radici di un filare di pini (circa 80 esemplari) lungo una via in salita, piantumati dal lato di valle. L’amministrazione si era trovata in difficoltà perché si trovava di fronte a dover fare una scelta molto più politica che tecnica, avendo essenzialmente queste tre possibilità:

1. Mantenere i pini ed intervenire sul fondo stradale, spendendo molto denaro pubblico e facendo un intervento tampone, non risolutivo, che era già stato fatto alcuni anni prima e che certamente in pochi anni si sarebbe dovuto ripetere.
2. Assecondare il consenso, mantenere i pini, ma tagliare le radici che danneggiavano la strada, rischiando di destabilizzarli e correndo il rischio di avere schianti e danni nel tempo.
3. Abbattere i pini e sostituirli con lecci, risolvendo il problema della strada, ma provocando una rivolta dei residenti, dal momento che la strada alberata caratterizzava molto il borgo collinare, essendo la principale strada di accesso.

L’amministrazione di quel comune decise di fare numerosi incontri informativi, per rendere edotti i cittadini del problema, delle possibili soluzioni, dell’impegno economico necessario per attualizzare le scelte, nonché degli sviluppi nel tempo delle tre alternative. Infine fece una specie di consultazione popolare da cui emerse la volontà prevalente di sostituire i pini con lecci. Probabilmente, in quel caso, la scelta era già quella della giunta e degli uffici, era anche la più logica, ma se fosse stata comunicata a cose fatte, ci sarebbe stata una rivolta popolare e il consenso politico sarebbe crollato.

Racconto questo, perché mi sembra che il problema dei pini di via Roma e delle vie limitrofe sia principalmente un problema di comunicazione o, forse, di concertazione.

Anche io non voglio pensare a quella zona di Bastia senza i pini che ho conosciuto quando sono arrivata a Bastia tanti anni fa. Respingo il pensiero di vedere mutare in modo irrimediabile l’immagine che ho di via Roma e delle altre vie del centro, ma mi chiedo se prima di prendere una decisone così drastica sul futuro dei pini, si siano valutate tutte le possibilità e si sia indagato presso la cittadinanza, manifestando apertamente ed in modo trasparente il problema e le possibili soluzioni.

Tutti noi abbiamo un’immagine della nostra città e possiamo fare anche un piccolo esperimento, provando a dare ad un forestiero indicazioni per trovare un luogo un po’ nascosto. Ci troveremmo a elencare gli elementi di spicco delle vie, quelle che le caratterizzano di più, che ci sono immediatamente alla memoria e, per via San Francesco, viale Giontella, via Marsala, diremmo: «è un viale con pini».

Premettendo e sottolineando che non ho alcun dubbio sulla legittimità dei progetti di riqualificazione delle vie approvati dalla Giunta e che sono assolutamente certa che le scelte operate dall’amministrazione siano giuridicamente corrette, trovandomi fuori Bastia, mi spiace non aver potuto assistere all’assemblea proposta dal comitato «Salviamo i Pini», per capire se davvero l’abbattimento di 20 esemplari di pinus pinea sia l’unica possibilità. Come ho avuto occasione di scrivere ieri commentando il post di Paola Carinelli, in gran parte condivisibile, gli abbattimenti cambieranno l’immagine che abbiamo di quella centrale e popolosa zona di Bastia.

  1. Abbiamo capito bene?
    È questo quello che vogliamo?
    Non c’è davvero altra soluzione?
    Perché non ne abbiamo parlato assieme, in modo approfondito, prima di prendere questa decisone?

Come per la piscina Eden Rock, i pini si rimpiangeranno per decenni.

Riguardo al confronto con il progetto del lungomare di Lignano Sabbiadoro, che conosco, devo dire che, fatte le dovute proporzioni fra i 350 pini di Lignano ed i 20 di Bastia, fra l’economia prevalente delle due città e tutte le altre possibili altre comparazioni, c’è un aspetto che principalmente distingue i due interventi. Quello di Lignano ha avuto precise indicazioni dalla Committenza per essere inquadrato come “conservativo”.

In quello di Bastia, l’indicazione politica non pare essere stata la stessa ed i progetti seguono un approccio per così dire “sostitutivo” (ripeto che non sto valutando il progetto in se stesso ma le indicazioni della Committenza e la loro comunicazione).

Riguardo alla classificazione come alberi monumentali, osservo che i pini di Lignano e quelli di Bastia sono coevi, hanno cioè circa 70 anni. Anche la piscina Eden Rock (mi scuso per il continuo paragone) non aveva alcun vincolo di tutela. È stata demolita e ne avvertiamo la mancanza in modo struggente. La stessa cosa potremmo dire del Conservificio Lolli, delle Tre Cannelle, del teatro dell’Isola Romana, della cancellata del municipio e di tanti altri elementi architettonici ed artistici di cui oggi rimpiangiamo la distruzione.

Mi dicono che forse la pavimentazione in mosaico della piscina Eden Rock è ancora presente sotto il riempimento in terra. Ho, quindi, forse la speranza di rivederla. Anche il fregio delle Tre Cannelle probabilmente non è scomparso. Si ritroverà anche il cancello del comune. Ma l’abbattimento di un elemento vivo è definitivo.

Mi rincresce che questo dibattito sia giunto all’attenzione della cittadinanza a progetto approvato e a ridosso della gara di appalto per l’affidamento dei lavori. Probabilmente è questo il vero problema. Una questione di condivisione di scelte importanti, che toccano da vicino l’immagine che abbiamo della Bastia “adolescente”, in crescita e sviluppo, degli anni ’50.

Prima di procedere con un intervento così drastico, vorrei essere sicura che si è agito in tutte le possibili direzioni per cercare di salvare ciò che ci sta a cuore, proponendo una sintesi tra la naturale vita dei pini, il loro valore come verde urbano, l’immagine affettiva che abbiamo di loro e le ragioni di sicurezza e viabilità.
(nella foto, il lungomare Trieste di Lignano Sabbiadoro, tratto dal sito https://www.michielizanatta.net)

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