
Dibattito etico sull’uccisione rituale senza stordimento
Bastia Umbra – La celebrazione della Festa del Sacrificio organizzata dall’Associazione Culturale Islamica Arrahma di Bastia Umbra ha suscitato un acceso confronto tra visioni culturali e sensibilità etiche. L’evento, previsto per venerdì 6 giugno 2025 alle ore 7:00 presso la base Scout di XXV Aprile, rientra tra le più importanti ricorrenze dell’Islam e si fonda su principi spirituali di fede, compassione e condivisione.
La manifestazione è stata promossa come un’occasione di aggregazione e apertura, con un invito esplicito rivolto alla cittadinanza, per favorire la conoscenza reciproca e l’integrazione. Tuttavia, la parte centrale del rito — il sacrificio rituale di un animale, privo di stordimento preventivo secondo la tradizione islamica — ha sollevato critiche da parte di associazioni animaliste e ambienti civili che mettono al centro il rispetto degli esseri senzienti.
A esprimere contrarietà è stato il Comitato per la difesa della fauna selvatica e degli altri animali, che ha diffuso una nota pubblica per sollecitare una riflessione istituzionale e comunitaria. L’organizzazione ha dichiarato di rispettare la libertà religiosa e la convivenza civile, ma ha ritenuto necessario ribadire che, a suo avviso, nessuna tradizione, per quanto antica o sacra, dovrebbe giustificare pratiche che infliggono sofferenza evitabile ad animali vivi.
Nel comunicato, il Comitato ha espresso particolare preoccupazione per il fatto che l’amministrazione pubblica possa concedere spazi o supporto formale a una celebrazione che contempla la morte rituale di animali senza anestesia. In questo contesto, l’organizzazione ha sottolineato la distanza tra la normativa nazionale ed europea sul benessere animale — che prevede obbligatoriamente il previo stordimento prima della macellazione — e le deroghe concesse per i riti religiosi.
Bastia Umbra
Il Comitato ha evidenziato che tali deroghe, sebbene legalmente ammesse, sono sempre più discusse in una società dove cresce la sensibilità etica nei confronti del trattamento degli animali. La scelta di non interferire con le pratiche religiose è stata rispettata nella forma, ma contestata nel merito, con l’invito a un dibattito che metta al centro il significato profondo della spiritualità in una visione contemporanea, orientata alla nonviolenza e alla tutela del più debole, animale o umano che sia.
La questione sollevata non si concentra esclusivamente sulla religione islamica, ma si inserisce in un quadro più ampio di riflessione etica e culturale. Secondo il Comitato, le istituzioni pubbliche, in particolare quelle locali, hanno il dovere di promuovere principi che siano in linea con i valori della cittadinanza, specialmente verso le nuove generazioni, suggerendo modelli di comportamento che rispecchino la civiltà, il rispetto e la protezione di ogni forma di vita.
L’intervento degli animalisti ha posto l’accento sul ruolo educativo degli spazi pubblici, che non dovrebbero ospitare manifestazioni percepite da una parte dell’opinione pubblica come eventi di sofferenza animale, seppure all’interno di un contesto rituale. Il tono della comunicazione ha mantenuto una linea laica, senza contestazioni frontali alla fede musulmana, ma evidenziando come la trasformazione culturale della società imponga nuovi interrogativi sulla compatibilità tra riti tradizionali e sensibilità attuali.
Bastia Umbra
L’invito è stato quindi a sviluppare un dialogo interculturale e interreligioso orientato a soluzioni condivise, nel rispetto delle libertà di culto, ma con un occhio attento all’evoluzione del sentire collettivo. In particolare, si auspica un’evoluzione delle pratiche sacrificali che, pur mantenendo il significato spirituale e comunitario del rito, possano essere condotte in modi più compatibili con gli standard contemporanei di benessere animale.
Nel caso specifico della celebrazione prevista a Bastia Umbra, non risulta che l’evento preveda l’uccisione pubblica di animali sul luogo della preghiera collettiva. Tuttavia, il solo riferimento al sacrificio rituale nel contesto dell’invito pubblico da parte dell’associazione organizzatrice ha generato preoccupazione e reazioni. Il dibattito che ne è derivato tocca temi delicati come il pluralismo culturale, il limite della tolleranza, i confini tra diritto alla libertà religiosa e difesa del sentire etico collettivo.
Le normative italiane, in linea con quelle europee, prevedono il divieto di macellazione senza stordimento, salvo nei casi di macellazione rituale effettuata in impianti autorizzati e secondo precise condizioni igienico-sanitarie. La prassi islamica e quella ebraica richiedono la macellazione dell’animale cosciente, e pertanto si sono rese necessarie deroghe per garantire il diritto al culto. Ma questo margine concesso dal legislatore è oggi sotto osservazione in molti Paesi, dove si tenta di bilanciare le libertà religiose con le richieste di maggiore protezione degli animali.
Alcuni Stati europei hanno adottato misure restrittive che prevedono obblighi di stordimento anche per le macellazioni rituali, suscitando reazioni contrarie da parte delle comunità religiose coinvolte. Altri hanno optato per un dialogo più ampio volto a cercare soluzioni intermedie, capaci di soddisfare le esigenze spirituali senza rinunciare agli standard minimi di rispetto per la vita animale.
In Italia, il dibattito resta aperto e polarizzato. Le voci in difesa delle tradizioni religiose evidenziano il valore identitario dei riti e la loro irrinunciabilità per molte comunità. D’altra parte, gli attivisti per i diritti animali richiamano l’attenzione sulla necessità di considerare l’animale come soggetto senziente, degno di tutela e rispetto anche in ambito rituale.
Nel caso di Bastia Umbra, il confronto pubblico assume un significato particolare proprio per la natura dell’invito, che non si rivolge solo alla comunità musulmana ma all’intera cittadinanza. L’evento, presentato come un’occasione di apertura, scambio e partecipazione, diventa così terreno di confronto tra diverse visioni etiche, culturali e religiose.
L’Associazione Arrahma non ha replicato alle critiche, mantenendo il focus sulla dimensione spirituale della ricorrenza, che pone al centro i valori di fede, generosità, compassione e aiuto reciproco. La Festa del Sacrificio rappresenta, infatti, per i musulmani un momento di profonda comunione religiosa e comunitaria, in memoria dell’atto di obbedienza di Abramo, pronto a sacrificare il figlio per ordine divino, poi sostituito con un ariete.
Che cos’è la Festa del Sacrificio
La Festa del Sacrificio, nota in arabo come Eid al-Adha, è una delle due principali festività dell’Islam, insieme all’Eid al-Fitr che conclude il mese del Ramadan. Si celebra ogni anno nel decimo giorno del mese lunare di Dhul-Hijjah, in coincidenza con il pellegrinaggio alla Mecca (Hajj), ed è dedicata al ricordo del gesto di sottomissione di Abramo verso Dio.
Secondo la tradizione islamica, Dio mise alla prova la fede del profeta ordinandogli di sacrificare il figlio Ismaele. Abramo accettò il comando, ma nel momento del sacrificio Dio lo fermò, sostituendo il figlio con un montone. In ricordo di questo evento, i musulmani di tutto il mondo sacrificano un animale — di solito un montone, una pecora, una capra o un bovino — secondo precisi rituali religiosi.
La carne dell’animale viene poi suddivisa in tre parti: una destinata alla famiglia, una ai parenti e vicini, e una ai bisognosi. Il rito rappresenta un gesto di devozione, condivisione e attenzione verso i meno fortunati. In molti Paesi, la macellazione avviene in luoghi autorizzati e nel rispetto delle leggi sanitarie, pur seguendo le regole religiose.
Eid al-Adha è un momento di preghiera collettiva, incontro comunitario, doni e solidarietà. Al di là del sacrificio rituale, la festa è vissuta come un’occasione di rinnovamento spirituale e di rafforzamento dei legami familiari e sociali.
ci mancava solo questa. non ci si può pensare
Non ci posso credere! Una simile barbarie non può essere consentita! Per fortuna le nostre leggi vietano, o almeno dovrebbero, vietare queste esecuzioni!!! Il sindaco, che si fa fotografare in piazza mentre firma la petizione della lav contro i circhi, deve intervenire e bloccare l’uccisione di un essere innocente! Ho i brividi e il disgusto!!!
Davvero in nome della integrazione siamo disposti a calpestare le nostre leggi e la nostra sensibilità? perché allora non iniziano gli altri ad integrarsi ponendo fine a queste usanze che non devono e non sono e non saranno mai tollerate! Chiedo al sindaco e a tutti di non consentire lo svolgimento di questa esecuzione! se chiudere gli occhi deve essere spacciata per integrazione, io non ci sto.