
Omicidio De Paoli, per i periti assunzione di droga più rilevante della colluttazione
Durante l’udienza preliminare per il caso della morte di Samuele De Paoli, i due periti incaricati dal giudice hanno confermato integralmente le conclusioni della loro perizia. Secondo gli esperti, la vittima e la trans coinvolta avrebbero lottato all’interno dell’automobile, e De Paoli sarebbe morto nell’abitacolo per poi essere spostato o trascinato fuori e abbandonato nel fosso adiacente.
Per la morte di Samuele de Paoli i periti Fineschi e Maiese hanno depositato l’elaborato peritale, su indicazione del giudice Frabotta. Oggi c’è stato l’esame e i periti, riferisce l’avvocato della transessuale, Patricia, hanno confermato “in maniera ancora più precisa le conclusioni alle quali erano giunti nell’elaborato depositato alla fine del mese di giugno”.
Tecnicamente è stato appurata “una concomitanza di fattori importanti – afferma Gatti – che hanno contribuito al decesso di Samuele De Paoli e cioè la pregressa assunzione della sostanza stupefacente (cocaina ndr) in dose piuttosto rilevante; l’eccitazione psico fisica dovuta al fatto di essersi appartato con una prostituta e, l’ultimo ma non in ordine di importanza, la compressione del glomo carotideo di destra”.
Compressione che è quindi avvenuta nel corso della colluttazione che c’è stata tra il giovane e la transessuale. Tutto messo insieme sarebbe alla base della morte “pressoché subitanea” del ragazzo bastiolo.
«La compressione – dice l’avvocato – c’è stata ed è stata volontaria, ma ricordiamo che stiamo parlando di un ambito in cui si è sviluppata una difesa legittima. Chiunque – afferma il legale – si difende legittimamente e pone in essere una azione che è volontaria perché volontariamente si vuole difendere»
L’avvocato Francesco Gatti sottolinea che la “morte è un evento non voluto”. «Ma ciò che noi diciamo – aggiunge nell’intervista rilasciata a “L’ospite in studio di UmbriaJournal” – che la compressione ha portato a conseguenze non prevedibili né previste proprio perché ci sono stati altri fattori la loro rilevanza causale, in particolare l’assunzione massiccia di stupefacente”.
Oggi, stando a quanto riferisce l’avvocato Gatti, i consulenti, Fineschi e Maiese, la droga assunta da De Paoli sarebbe potuta già, di per sé, essere letale. «Samuele De Paoli – spiega Gatti – sarebbe potuto morire anche 10 minuti prima o nel pomeriggio per l’assunzione di cocaina, in quanto grave cardiotossico».
Gatti spiega anche che il glomo “attinto” dalla transessuale – più tutto il resto – hanno provocato una sorta di aritmia cui, poi, è succeduto lo “spegnimento” del cuore. Sulla presenza di altri Dna nell’auto il legale dice che: “Questo è vero perché risulta anche dalla attività della polizia scientifica, come risultano altri Dna su preservativi trovai per strada – dice – ma noi dobbiamo avere coscienza di ciò che è certo e di ciò che non lo è. Sappiamo che l’auto è stata utilizzata anche nel pomeriggio precedente la morte da De Paoli e dai suoi amici. La presenza del Dna si spiegherebbe anche così. I Dna nei preservativi trovati fuori dell’auto, nessuno dice che questi siano quelli delle persone in questione».
Ora si va alla discussione del 28 settembre, con sentenza. Si tratta di un rito abbreviato, sarà sempre in camera di consiglio, prima discuterà la Procura generale, poi la parte civile rassegnerà le proprie conclusioni e poi toccherà alla difesa dire la propria.
«Affrontiamo serenamente questo momento processuale – afferma Gatti – certi che l’azione sia stata difensiva o comunque non colpevole. Le perizie che, via via , si stanno aggiungendo sulle altre, stanno sempre più definendo la realtà che è emersa».
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