
Scelta contestata, decisione poco condivisa dice anche in Giunta Pecci
Ostello all’ex Mattatoio – La Giunta comunale di Bastia ha approvato un atto di indirizzo per partecipare a un bando di finanziamento, proponendo la trasformazione dell’ex Mattatoio in una struttura ricettiva. La delibera, passata con tempistiche rapide, ha suscitato critiche per l’abbandono del progetto originario, condiviso da anni e ribadito anche in campagna elettorale, che prevedeva la realizzazione di una biblioteca e centro culturale.
La decisione è stata presa senza un reale confronto pubblico, spiega Lista Civica Bastia Popolare in una nota, né un’informazione puntuale ai consiglieri comunali. Solo una ristretta cerchia all’interno dell’amministrazione era al corrente del contenuto della proposta, che risulta in contrasto con le promesse elettorali avanzate dalla stessa maggioranza. Il passaggio in Giunta, sebbene formalmente valido, ha sollevato dubbi sulla trasparenza del processo e sulla coerenza politica della coalizione al governo della città.
Secondo indiscrezioni, alcuni assessori avrebbero firmato l’atto pur esprimendo perplessità personali, spinte da senso di appartenenza alla squadra e dalla volontà di non ostacolare la candidatura al bando in scadenza. Una forma di adesione forzata, registrata nei documenti ufficiali, che ora li vincolerebbe a non esprimere più critiche sul progetto. Questo elemento rafforza le contestazioni sulle modalità con cui è stata assunta la decisione.
Durante una recente seduta del Consiglio comunale, il sindaco ha fatto un fugace accenno alla candidatura al bando, omettendo però di precisare il cambio di destinazione previsto per l’ex Mattatoio. Una scelta, secondo diversi osservatori, motivata più dal desiderio di ottenere un punteggio competitivo nel bando che da una convinzione autentica sulla validità dell’intervento.
La Giunta, successivamente, ha cercato di rassicurare l’opinione pubblica, sostenendo che in caso di aggiudicazione dei fondi, il progetto potrà essere modificato per reintrodurre la biblioteca. Tuttavia, questa ipotesi è ritenuta poco credibile, considerando che i bandi pubblici non consentono alterazioni significative una volta definita la proposta progettuale. Un precedente viene indicato nel caso dei Bagni della Berrettina: nonostante le critiche espresse in campagna elettorale dallo stesso sindaco Pecci, il progetto non ha subito modifiche e i lavori sono ora in fase di esecuzione.
Anche sul piano economico emergono contraddizioni rispetto alle posizioni precedenti. Durante la campagna elettorale, la spesa per i bagni pubblici in via della Rocca, pari a 7.000 euro al metro quadrato, era stata definita eccessiva. Ora, per la conversione dell’ex Mattatoio in un ostello, la cifra stimata supera i 7.500 euro al metro quadrato, per realizzare una camerata da 36 posti letto. Un’inversione di giudizio che rafforza le accuse di incoerenza.
Ma il nodo centrale della vicenda non è tanto nel merito del progetto, quanto nel metodo utilizzato. La modalità con cui è stato portato avanti il cambiamento solleva interrogativi sulla partecipazione democratica all’interno dell’amministrazione e sulla capacità della maggioranza di mantenere un rapporto aperto con la propria base elettorale. L’assenza di un confronto interno e pubblico alimenta il sospetto di una gestione chiusa e autoreferenziale.
La proposta di creare un ostello, inoltre, affianca un nuovo punto informativo a quello già previsto in via della Rocca, ponendo interrogativi sulla razionalità della pianificazione turistica e culturale del centro cittadino. L’abbandono della biblioteca pubblica viene letto come una rinuncia a un’infrastruttura culturale strategica, che avrebbe potuto rivestire un ruolo centrale nella vita sociale e formativa della comunità.
Critiche emergono anche rispetto all’approccio generale dell’amministrazione nella gestione dei fondi pubblici. L’orientamento a costruire progetti sulla base delle opportunità offerte dai bandi disponibili, anziché partire da una visione organica e condivisa di sviluppo urbano, viene considerato un rischio. Si teme che questa logica possa condurre a interventi disarticolati, poco utili o non prioritari per la città, con conseguente dispersione di risorse pubbliche.
Infine, preoccupa quella che viene definita “sindrome della fascia”: una tendenza, da parte di chi assume incarichi amministrativi, a non considerarsi più tenuto a rispondere alle aspettative e agli impegni presi con la cittadinanza. Una deriva politica che, se non corretta, rischia di allontanare i cittadini dalla vita pubblica e di indebolire i meccanismi di rappresentanza democratica.
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