Baskin, mancanza di spazi: lettera di una madre al presidente Calisti

La richiesta di orari pomeridiani per gli allenamenti rimane inevasa

Baskin, mancanza spazi: lettera di una madre al presidente Calisti

Baskin, mancanza spazi: lettera di una madre al presidente Calisti

Baskin – La madre di un giovane atleta di Baskin ha inviato una lettera al presidente della squadra, Francesco Calisti, per esprimere il suo profondo rammarico riguardo l’impossibilità del figlio A. di partecipare agli allenamenti a causa di impegni scolastici. Il ragazzo, che finora ha trovato nel Baskin un’opportunità per crescere sia a livello sportivo che personale, sarà costretto a rinunciare agli incontri previsti il sabato mattina a Cannara, poiché le attività scolastiche interferiscono con tali orari.

La richiesta della madre era quella di organizzare gli allenamenti in orari pomeridiani, magari nelle zone limitrofe come Bastia Umbra, Assisi o Santa Maria degli Angeli, per dare modo a suo figlio e ad altri ragazzi di continuare a partecipare. Tuttavia, fino ad oggi, questa possibilità non è stata presa in considerazione, lasciando A. senza la sua routine sportiva.

Inclusività e sport: il Baskin unisce tutti sul campo
Francesco Calisti

Nel suo messaggio, la donna sottolinea con amarezza come la mancanza di soluzioni concrete abbia ripercussioni significative non solo sul piano atletico, ma anche sul benessere relazionale di suo figlio. Partecipando al Baskin, infatti, A. aveva trovato un contesto inclusivo, stringendo nuove amicizie e sentendosi valorizzato per le sue capacità, senza subire l’esclusione spesso riservata ai giovani con particolari diagnosi. Ora, però, sembra che il ragazzo torni a vivere una condizione di isolamento, lontano da un ambiente che lo aveva reso felice e integrato.

Il problema, secondo la madre, non riguarda soltanto il figlio, ma coinvolge tutti i giovani che vedono precluse le possibilità di praticare attività sportive a causa della carenza di strutture e spazi dedicati. In una riflessione più ampia, la donna denuncia come spesso le città siano progettate più per soddisfare esigenze economiche e turistiche, come la costruzione di centri commerciali e palazzi, che per creare luoghi di aggregazione e svago sano per i giovani.

La mancanza di spazi dedicati allo sport, osserva, non impatta solo i ragazzi più fragili, ma è un problema trasversale che riguarda tutte le fasce giovanili. L’assenza di luoghi di incontro e attività costruttive, infatti, lascia molti giovani a trascorrere il tempo “incollati ai social” o a vagare per le strade, in uno stato di apatia che, secondo la madre, contribuisce al degrado sociale. Questa situazione, unita alla scarsa attenzione per l’inclusione reale, rappresenta un pericolo che va oltre il singolo caso del figlio e tocca una generazione intera.

Nel proseguire la sua lettera, la madre pone una riflessione sulla responsabilità degli adulti e degli amministratori pubblici, evidenziando come si parli spesso di temi come l’inclusione, il disagio giovanile e la fragilità, ma raramente si vedono azioni concrete che rispondano a questi problemi. Le leggi che vengono promulgate in favore dell’inclusione, infatti, risultano spesso disattese a causa di vincoli di bilancio, mancanza di spazi adeguati o complicazioni burocratiche.

A chiusura del suo intervento, la donna rivolge un pensiero critico anche ai grandi eventi internazionali come il G7 sulla disabilità, sollevando il dubbio sulla loro efficacia. A che serve, si chiede, discutere di disabilità e inclusione a livelli così alti se poi, nella vita quotidiana, mancano le infrastrutture essenziali che permetterebbero ai giovani di vivere dignitosamente, praticare sport, ottenere assistenza scolastica o accedere al mondo del lavoro?

La madre conclude la lettera con un saluto affettuoso al presidente Calisti, ringraziandolo per la sua tenacia e per il lavoro svolto fino ad ora, ma auspicando che si trovi presto una soluzione che permetta a suo figlio e ad altri giovani di continuare a crescere attraverso lo sport.

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