
Venti anni di vita bastiola (1920-1940) nel documentato libro di Antonio Mencarelli
Nell’agosto 1928 fu impiantato a Bastia il primo distributore automatico di benzina in piazza Vittorio Emanuele II da parte della società petrolifera Lampo di Genova. Gestore era Enrico Bartolucci, paternità Antonio, anni 58, detto “Picciolo”, titolare di un piccolo emporio, che bruciò sul tempo altri concorrenti che volevano aprirne di simili nello stesso luogo, ma che dovettero insediarsi a debita distanza prevista dalle norme in materia di carburanti, cioè fuori le mura. Un segnale di apertura alla modernità in un momento di forte ascesa della motorizzazione. Notizie come questa, insieme a tanti altri avvenimenti, curiosità, storie di vita sociale ed economica, si possono leggere nell’ultimo libro di Antonio Mencarelli Bastia anni Trenta. I vicoli, le botteghe, il commercio, gli opifici, (Foligno, Il Formichiere, 2021, pp. 180, euro 25,00, in vendita presso le edicole di piazza del Mercato e viale Umbria). L’autore racconta la piccola Bastia nei venti anni del primo dopoguerra, le condizioni del tessuto edilizio dell’antica isola, i suoi problemi, le premesse per far nascere il nuovo paese fuori delle mura castellane, secondo le indicazioni di un piano regolatore dell’arch. Edoardo Vignaroli di Perugia, il primo mai progettato. Attingendo a una vasta documentazione archivistica, statistica, pubblicitaria, fotografica, a stampa, l’autore elenca le botteghe di macellai, pizzicagnoli, merciai, artigiani, sarti, i caffè e le osterie, l’attività incessante di numerosi negozianti di bestiame, le prime fabbriche create dalle famiglie più dinamiche e intraprendenti del paese. Qui risiedevano meno di un migliaio persone; il resto della popolazione del comune, poco più di quattromila anime, dimorava nelle frazioni e in campagna, luogo da cui provenivano gli approvvigionamenti per la commercializzazione dei prodotti che avveniva nel centro Italia e oltre, tramite i carrimerce della ferrovia e con ditte private di autotrasporto. Nel borgo murato il crocevia era la larga piazza, aperta al traffico di ogni tipo, locale e forestiero, obbligato a entrare in questo luogo che invitava alla sosta, alle contrattazioni, agli appuntamenti, tanto da provocare l’abbattimento di porta Romana e l’allargamento di porta Firenze. Un dinamismo tutto particolare quello degli isolani, meritevole di essere conosciuto e studiato; un posto tranquillo, dove l’ordine pubblico era affidato a una caserma con tre carabinieri a piedi in via Subasio, e agli abitanti era data la possibilità, usciti dalla cerchia muraria, di ammirare il paesaggio agricolo circostante con la vista che si allargava fino a Montefalco, al Monte Martano, ai rilievi dietro Spoleto. Alcuni avvenimenti paesani sono ricostruiti con una documentazione che tocca la memoria di tante famiglie, come l’invito, in un’artistica carta intestata, di Luigi Lolli al sindaco affinché partecipi alla inaugurazione della fabbrica di conserve alimentari il 23 luglio 1924 (era mercoledì); quello dei fratelli Petrini al podestà Giontella nel primo decennio della costituzione della Società Anonima Molino e Pastificio (17 novembre 1937), definita da loro stessi “modesta industria paesana”, con poco più di cinque dipendenti.
Sullo sfondo degli avvenimenti locali sono ricordati i riti e i miti del regime fascista, il calendario delle ricorrenze patriottiche, con la forte presenza delle fedeli organizzazioni, l’entusiasmo per il passaggio in una piazza polverosa della prima edizione della Mille Miglia (1927), per i treni popolari in direzione Venezia (1928), per la creazione del circolo del dopolavoro, le conquiste coloniali che poi la guerra dissolverà. Il libro è una retrospettiva che fa riemergere memorie d’epoca non ancora spente nelle generazioni del dopoguerra, e presenta un nutrito corredo iconografico originale, tutto a colori, di ditte e imprese individuali che sorprende per l’accuratezza e modernità della comunicazione, biglietto da visita per chi, a quei tempi, voleva darsi un tono e uno stile.
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