Cari Lettori e care Lettrici, è tornato lo Spifferaio Magico

L’illusione del comunicatore perfetto: un anno di chiacchiere e poco più

Mentre l’Alcade bastiolo percorre le vie della città con passo fiero e sguardo sicuro, convinto che l’arte del dire possa bastare a celare l’inconsistenza del pensiero, i cittadini – sì, proprio loro – cominciano a percepire che qualcosa stride, qualcosa non quadra. Forse, finalmente, intuiscono che troppo spesso l’uomo contraddice sé stesso, rinnega con disinvoltura ciò che aveva solennemente proclamato appena ieri. C’è chi, con orecchio più fine, ha colto un dettaglio sottile: il tono della voce, che muta come il vento tra le fronde, rendendo il discorso volutamente opaco, sfuggente.

Una strategia – dicono – per eludere la condanna del video, per non farsi catturare dalle sue stesse parole, in quella rete che oggi imprigiona ogni maschera. Intanto, lo staff – vigile, premuroso, quasi militaresco – scatta al minimo fruscio. Telefoni pronti, luci accese.

Riprendere chi? Ovviamente lui, il protagonista instancabile, l’attore principale di una sceneggiatura che sembra non finire mai. Un episodio di microcriminalità in piazza? Ecco il messaggio, pronto e tempestivo: “Vi troveremo ovunque!”. Catturano i responsabili? Ed eccolo di nuovo, in video, gonfio d’orgoglio come il petto di un pavone in posa.

Tra post, stories, reels e riprese, il nostro Alcade non conosce riposo. È l’era dell’apparire, anche se non si è. Un’epoca forse un po’ stanca, forse perfino ridicola, ma che sembra piacere più agli attori che agli spettatori. Qualcuno, nei corridoi del potere, sussurra che con mossa astuta – o forse con una certa pressione – abbia convinto il partito di Elly a candidarlo, per evitare una rottura che avrebbe potuto compromettere un risultato tutt’altro che scontato.

Anche perché, al di là del confine, il centrodestra non solo si è presentato diviso, ma ha saputo anche spaccare la maggioranza che un tempo governava unita. Certo, un pizzico di sorte c’è stato. L’avversario era già spezzato cinque anni fa – e mai più ricucito – e si è sbriciolato ancora, persino tra le pareti della giunta. Ma quel 42% che allora bastò per conquistare il Palazzo, domani potrebbe non bastare più. Perché, si sa, tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare.

E il mare non perdona chi non sa nuotare. E così, incredulo perfino lui, il sommo comunicatore si è ritrovato in sella. La campagna elettorale? Impeccabile. Una macchina ben oliata, con una comunicazione suadente, moderna, capace di rendere verosimili promesse elettorali degne di un catalogo di sogni. Ma tanto – lo sanno tutti – nessuno presenta mai il conto all’alba del giorno dopo. Ora, però, quei sogni devono farsi carne. Quelle promesse devono tradursi in fatti.

E il tempo del racconto, finalmente, dovrà inchinarsi al tempo della realtà. Se ne sono accorti anche quelli della vecchia guardia, che – obtorto collo – lo hanno sostenuto, sperando che, come le nespole, anche il parolaio fosse maturato con il tempo e la paglia.

Sperando che i vecchi difetti, quelli emersi nei lunghi anni di militanza nella maggioranza che aveva governato Bastia per decenni, si fossero infine dissolti come nebbia al sole. E invece, tra mugugni sommessi e spifferi che si rincorrono nei vicoli, tocca ingoiare il rospo. Si resiste, si abbozza, si tira avanti, contando i giorni come prigionieri in attesa del riscatto: 1.460 giorni, 35.040 ore, 2.102.400 minuti. Ma il tempo, si sa, è galantuomo. E prima o poi, presenta il conto a tutti.

1 Commento

  1. Grande Spiffero hai azzeccato in pieno “Ed eccolo di nuovo, in video, gonfio d’orgoglio come il petto di un pavone in posa.

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