
Fratellini, resta però aperto il dibattito su possibili applicazioni
Via libera alle modifiche – Il Consiglio Comunale ha approvato all’unanimità nella seduta odierna le modifiche all’articolo 1 del Regolamento per la concessione in uso temporaneo delle Sale comunali, originariamente varato il 14 febbraio 2025. Le modifiche ampliano i criteri di esclusione già previsti, estendendo il divieto di concessione anche a soggetti che si rendano responsabili di discriminazioni basate sul sesso, sul genere, sulla razza, sulla lingua, sulla religione o sulle opinioni personali.
Il regolamento, fin dalla sua approvazione, stabiliva il divieto di utilizzo delle sale da parte di associazioni o organizzazioni che si rifacessero in modo diretto all’ideologia fascista, ai suoi rituali, simboli o linguaggi, o che praticassero forme di discriminazione. Con l’integrazione varata oggi, si è scelto di specificare in modo dettagliato le categorie soggette a tutela, in un’ottica di maggiore chiarezza e garanzia per la collettività.
Le nuove integrazioni includono il rifiuto di concessione per coloro che:
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attuino discriminazioni per motivi di sesso e/o genere;
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promuovano discriminazioni razziali o etniche;
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esprimano intolleranza fondata sulla lingua parlata o scritta;
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offendano o escludano per motivi religiosi;
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emarginino o colpiscano altri per le proprie opinioni personali.
L’approvazione è avvenuta senza voti contrari, con il sostegno anche delle forze di centrodestra, che si sono espresse favorevolmente in sede di votazione. L’iniziativa, secondo quanto emerso dalla discussione in aula, nasce dalla volontà di garantire che gli spazi pubblici restino ambienti neutri, aperti e rispettosi dei valori costituzionali, senza il rischio che vengano usati per finalità divisive o discriminatorie.
Secondo alcuni osservatori, tra cui Francesco Fratellini, resta però aperto il dibattito su possibili applicazioni soggettive del nuovo regolamento. Fratellini si chiede, ad esempio, se chi si richiama all’ideologia comunista possa ancora accedere agli spazi comunali, pur trattandosi di una matrice ideologica storicamente divisiva. Il regolamento, tuttavia, non fa esplicito riferimento a questa o ad altre dottrine politiche diverse dal fascismo, lasciando così spazio a interpretazioni diverse.
Altre domande sono state sollevate riguardo al criterio della discriminazione basata su “opinioni personali”. Si è chiesto, ad esempio, cosa significhi in modo pratico questa definizione e se possa essere interpretata come una limitazione alla libertà d’espressione. Un caso ipotetico potrebbe riguardare l’esclusione da una sala comunale di un’associazione che pubblicamente neghi la parità di diritti tra uomini e donne: una simile opinione, pur personale, sarebbe considerata in contrasto con i principi inclusivi sanciti dal regolamento.
In merito all’applicazione del nuovo testo, resta centrale il ruolo dell’amministrazione comunale, che attraverso gli uffici preposti sarà chiamata a valutare caso per caso la congruità delle richieste di concessione. Resta inteso che qualsiasi decisione potrà essere contestata dagli interessati e, se necessario, valutata in sede giurisdizionale.
Un punto su cui l’intero consiglio ha trovato convergenza è la necessità di tutelare i luoghi pubblici da derive ideologiche, intolleranti o violente, indipendentemente dalla provenienza politica o culturale. Si ribadisce che le sale comunali devono servire a promuovere cultura, dialogo, partecipazione civile, e non ad alimentare odio o esclusione.
L’approvazione unanime è stata accompagnata da un appello al rispetto reciproco e alla trasparenza nell’uso degli spazi pubblici. Diversi consiglieri, pur appartenenti a forze politiche opposte, hanno sottolineato l’importanza di condividere un quadro regolativo chiaro e fondato su princìpi comuni, al di là delle differenze ideologiche.
L’integrazione al regolamento, infine, sarà pubblicata nei prossimi giorni all’albo pretorio e resa disponibile sul sito istituzionale, con una nota esplicativa rivolta ai cittadini, alle associazioni culturali, ai gruppi sportivi e a tutte le organizzazioni che solitamente fanno richiesta delle sale comunali per le proprie attività.
L’obiettivo dichiarato resta quello di preservare la neutralità istituzionale degli spazi pubblici, garantendone l’accesso solo a chi rispetta i principi fondamentali della Costituzione italiana, escludendo chiunque ne contraddica lo spirito con comportamenti discriminatori.
In un contesto sempre più attento ai temi dei diritti civili e della parità di trattamento, l’intervento normativo si inserisce in una linea che punta a definire con maggiore precisione i limiti di utilizzo delle risorse comunali, evitando abusi e promuovendo un utilizzo coerente con i valori democratici.
L’invito, rivolto a tutta la cittadinanza, è dunque quello di fare degli spazi comunali luoghi di incontro, pluralismo e costruzione di comunità, nel rispetto di ogni diversità.
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