
Indagine per la morte di Domenico Pelagatti, Priore a giudizio

Parte civile nel procedimento la sorella dell’imprenditore, attraverso l’avvocato Giuseppe Berellini. Inizialmente il decesso di Pelagatti fu costellato di misteri e suggestioni. L’uomo infatti venne trovato morto con la testa infilata nel pozzetto mentre portava a passeggio il cane al ’Prato del Pallareto’.
Solo successivamente le indagini dei carabinieri – coordinati dal pm Valentina Manuali – riuscirono a sciogliere il rebus. Pelagatti infatti si sarebbe sporto nel pozzetto 50×50 per raccogliere un oggetto che gli era caduto – le chiavi o il cellulare – avrebbe perso l’equilibrio cadendo e annegando nell’acqua. L’indagine aveva portato all’iscrizione di quattro persone – tra cui il campione mondiale di Endurance Gianluca Laliscia, organizzatore dell’evento sportivo – ma la procura ha chiesto l’archiviazione ritenendo per tutti ritenendo che la responsabilità non era in capo a loro.
Dagli accertamenti successivi infatti è emerso che il pozzetto era stato sì realizzato nel 2007/2008 dalla Sistema eventi per l’evento di endurance, e poi utilizzato fino alla risoluzione del contratto di affitto che però è molto antecedente alla tragedia di Pelagatti.
In particolare un’altra società, la Gat & c srl aveva affittato i terreni per 20 anni dall’Abbazia e sub-affitato l’area per 30 giorni l’anno alla Sistema Eventi (che faceva capo a Laliscia). Ma nel 2009 il sub-affitto era stato risolto e anche il contratto tra Gat e Abbazia era stato chiuso anticipatamente il 3 marzo del 2010 quando l’incidente mortale avvenne il 20 ottobre del 2016. Secondo la ricostruzione accusatoria quindi l’Abbazia, alla riconsegna del terreno avrebbe omesso di porre in essere tutte le misure idonee per rimuovere o mettere in sicurezza il pozzetto. Di lì l’imputazione nei confronti del Priore. Eri.P.
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