Monastero benedettino Fossato di Vico, arrivano le condanne per truffa aggravata

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Monastero benedettino Fossato di Vico, arrivano le condanne per truffa aggravata

Una dura battaglia che si è conclusa con la condanna dei due responsabili dell’impresa a 2 anni e sei mesi e senza sospensione più 1200 euro di multa a testa, 2 anni e sei mesi per l’ingegnere direttore dei lavori e riconosciuta al monastero una provvisionale di 100 mila euro, immediatamente esecutiva. Il terzo rappresentante dell’impresa, invece, è stato prosciolto. La ditta è difesa dall’avvocato Giuseppe Caforio.

Una vicenda che andava avanti da tantissimo tempo e solo oggi è arrivata la sentenza definita. Stiamo parlando delle monache benedettine di Fossato di Vico, parte civile, difese dal legale, l’avvocato Anna Sorbelli, contro la ditta che doveva occuparsi dei lavori di ristrutturazione del monastero di Santa Maria della Fonte, danneggiato dal sisma del 1997.

Le sorelle fecero una denuncia/querela perché erano vittime del reato di truffa aggravata da parte dell’impresa e del direttore dei lavori. La ditta avrebbe fatto i lavori di miglioramento sismico in seguito al terremoto, prendendo tutto il contributo pubblico che ammontava a quasi 2 milioni euro, lasciando, però, i lavori del tutto incompiuti. L’impresa, inoltre, avrebbe fatto una ingiunzione di pagamento per altri 460 mila euro. Le monache non vendendoci chiaro si rivolsero all’autorità giudiziaria e a partire da quel momento nacque un procedimento penale per truffa. I responsabili oggi sono stati condannati nel processo penale di primo grado, presieduto da Mariella Roberti, presidente del tribunale di via XIV Settembre a Perugia. Il pm era la dottoressa Mara Pucci.

La storia

Le religiose, dopo aver chiesto ed ottenuto dalla Regione Umbria, per il tramite del Comune di Fossato di Vico, l’ammissione ai finanziamenti pubblici per la ricostruzione del Monastero, per un importo di oltre un milione e 700.000 euro, avevano affidato i lavori a una società di Bastia Umbra. Terminata l’opera, l’impresa edile avrebbe richiesto ulteriori pagamenti a fronte dell’importo finanziato, asserendo di aver sostenuto costi maggiori rispetto a quanto inizialmente preventivato. Pertanto, il Monastero aveva incaricato dei tecnici di fiducia per verificare la correttezza della richiesta, i quali avrebbero rilevato alcune irregolarità nell’esecuzione dei lavori.

La Madre Badessa del Monastero denunciò i fatti all’Autorità Giudiziaria. L’attività investigativa delle Fiamme Gialle ha portato quindi alla luce non solo l’incompletezza dei lavori svolti, ma anche una maggiorazione dei costi effettivamente sostenuti, oltre alla non conformità di alcune lavorazioni rispetto alle prescrizioni imposte dalla Sovrintendenza. Le conclusioni cui erano giunti i militari avrebbero trovato ampia conferma nell’ulteriore consulenza tecnica disposta dall’Autorità Giudiziaria.

Gli investigatori del Nucleo di Polizia Tributaria hanno accertato, inoltre, che l’importo dei lavori effettivamente eseguiti dalla ditta sarebbero stati inferiori a quanto percepito, segnalando all’Autorità Giudiziaria i titolari della ditta edile per il reato di truffa aggravata ai danni dello Stato e proponendo il sequestro preventivo della somma indebitamente percepita, quantificata in oltre 600.000 euro.

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