

Lunedì 19 agosto, a San Lorenzo alle 22, sarà di scena il teatro del “Canguasto Teatro Club” con “Salta chi Zompa!”. Spazio alla risata, quindi, con la recita in “vernacolo”. La Compagnia del Canguasto nasce nel 1978 con la creazione, nel cuore della vecchia Perugia, di un teatrino cabaret a cui fu dato lo stesso nome. Ma le sue radici risalgono alla produzione radiofonica di “Qua e là per l’Umbria” all’inizio degli anni Sessanta, quando fu istituita la sede Rai a Perugia. Allora, la penna di F. Bicini portò alla ribalta il colore e l’anima della nostra gente con i famosi personaggi Caterina, Pompeo, Bossolino..ecc.che deliziarono il pubblico di tutte le zone raggiunte dalle onde radio del secondo programma della rai tv in Italia e persino all’estero, dove vivono emigrati umbri che, con gioia commossa, ritrovavano un pezzo della loro terra in luoghi stranieri.
Per 19 anni, il teatrino di v. Ulisse Rocchi, creato da Franco Bicini e Mariella Chiarini, ha tenuto stagioni teatrali dall’ottobre all’aprile di ogni anno, con spettacoli di cabaret, di prosa dialettale e in lingua, di autori italiani e stranieri, classici e moderni ed una commedia musicale. Poi, nel ’97, il locale fu chiuso per problemi di agibilità. Da allora, l’attività del gruppo si è svolta alla Sala Polivalente della Circoscrizione del Comune di Perugia, denominata “La Piramide”, nei teatri storici della regione e al “Piccolo Teatro di S. Martino”, presso l’omonimo Sodalizio, dove tuttora rappresenta i suoi lavori, per lo più improntati alla critica di costume e all’umorismo.
Nessuno si faccia illusioni: per quanto moderno e informatico sia, bastano poche “grattate” per ritrovare dentro ciascuno di noi il contadino o il “possidente”, comunque legati entrambi a “nostra madre terra”, o il popolano di città. Lo spettacolo si propone di far riaffiorare, nel pubblico di qualunque età, ciò che, sedimentato in ciascuno, spesso in modo inconsapevole, lo costituisce e caratterizza come unicum nella apparente omologazione del “villaggio globale”. È il pensiero popolare, il suo modo di esprimere esperienze legate essenzialmente alla ciclicità stagionale, connaturata alla civiltà rurale umbra. Attraverso richiami, riflessioni, modi di dire, canzoni folk, in forma di facezia, lo spettacolo guida i ricordi e le emozioni dello spettatore in un percorso temporale che solo apparentemente si rivolge al passato, perché inaspettatamente lo afferra e coinvolge nella scoperta di una sua identità nascosta.
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