Pompa di calore ko e la Polizia locale si scalda con le stufette

Pompa di calore ko e la Polizia locale si scalda con le stufette

Pompa di calore ko e la Polizia locale si scalda con le stufette

Pompa di calore ko – Agenti, ufficiali e chi si reca all’ufficio di Polizia Locale (e altri uffici), a Bastia Umbra, ha la sorpresa di vedere che – per scaldare gli ambienti – non ci sono i condizionatori d’aria, né termosifoni accesi, in realtà si vive con le stufette elettriche attivate.

Alla faccia del risparmio energetico, sta di fatto che in quell’immobile – di proprietà del Comune di Bastia Umbra – la pompa di calore non funziona, è guasta. E sembra che non funzioni da parecchio tempo. A quanto ci risulta, ogni anno avrebbe avuto un problema diverso dal precedente, nel senso che a causa degli sbalzi di corrente la pompa di calore si sarebbe guastata e siccome il costo è molto importante, pare non ci siano i soldi.

Freddo d’inverno in sostanza e caldo da scoppiare l’estate. Chi è che se ne deve occupare? Quale assessore ha la competenza? E le stufette chi le ha comprate? Oggigiorno costa più l’energia elettrica che il metano. Quando sarà risistemata la pompa di calore, quando sarà revisionata la caldaia o sostituita? Non è possibile tenere lavoratori in questa condizione, né spendere fior di soldi per via dell’uso dell’elettricità per scaldare gli ambienti di lavoro.

Costa troppo, questa la ragione: costa troppo revisionarla, sui 15 mila euro, ma magari comprarne una nuova – con le agevolazioni che ci sono – costerebbe molto meno. Fatto sta che nessuno prende la decisione e la Polizia locale non ha la possibilità di potersi scaldare, se non utilizzando le stufette elettriche e immaginiamo che questo stato di cose non sia sfuggito neanche alle persone che si recano negli uffici di Polizia per incombenze varie. E val bene ricordare che la segnalazione non ci è arrivata dagli operatori di polizia, ma proprio da chi – fra i cittadini – frequenta gli uffici.

Sempre da quanto appreso i tecnici avrebbero fatto tante prove per far ripartire l’impianto, ma niente. Ora davanti si hanno due soluzioni o si spendono 15mila euro per revisionare completamente l’impianto o si cambia la caldaia mettendone una nuova.

La giunta avrebbe deciso di cambiarla, anche alla luce del fatto che una nuova avrebbe 10 anni garanzia, ma per fare questo occorrerebbe approvare il bilancio. Il problema è che se non viene approvato il bilancio non si può fare il lavoro e anche quando il tutto sarà fatto saremo già ad estate inoltrata. Il bilancio, salvo cambiamenti dell’ultimo minuto, dovrebbe essere approvato nel prossimo consiglio comunale, 8 o 9 febbraio.

L’edificio, prima di proprietà delle monache benedettine ora del Comune, è stato rifatto 10 anni fa con l’impianto di riscaldamento nuovo dalla l’amministrazione Ansideri e dall’assessore ai lavori pubblici, Marcello Mantovani.

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