BASTIA UMBRA, IL VICESINDACO SUL PROGETTO DELL’AREA FRANCHI E DEL SOTTOPASSO

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Il vicesindaco di Bastia Umbra, Francesco Fratellini
Il vicesindaco di Bastia Umbra, Francesco Fratellini
Il vicesindaco di Bastia Umbra, Francesco Fratellini

di Luana Pioppi
(Bastiaoggi.it) BASTIA UMBRA – Il vicesindaco del Comune di Bastia Umbra, Francesco Fratellini, fa il punto sul progetto dell’Area Franchi rilasciando una lunga intervista a bastiaoggi.it.
“Il piano provedeva, inizialmente, attraverso una variante al piano regolatore, un’area di ristrutturazione di 270mila metri cubi da realizzare. Le amministrazioni del centrosinistra, che hanno cominciato a lavorare su questo progetto, avevano deciso di ridurre i volumi a 230mila, cosa che è stata mantenuta. Ad oggi un’operazione di questo genere ha bisogno di qualcuno che abbia la capacità di investire un certo tipo di risorse per un progetto del genere. Quindi io credo che l’amministrazione comunale ha l’obbligo di mettere in condizioni chi vuole investire di poterlo fare. Deve fare la sua parte concludendo l’iter amministrativo della pratica, cosa che quella Ansideri ha fatto ha differenza delle altre che, pur avendola adottata, non hanno posto le basi affinché il piano potesse partire”.
Il piano prevedeva il social housing?
“Prevedeva delle destinazioni che attualmente sono state mantenute: abitazioni commerciali e all’interno delle volumetrie previste all’interno delle abitazioni l’attuale proprietà è riuscita ad attivare l’investimento di un fondo per la social housing. Iniziativa che viene riproposta in poche parti d’Italia, soprattutto è stata un’esperienza fatta al nord che ha dato ottimi risultati. Voglio precisare che non si tratta di case popolari, che è un vecchio concetto. Questi appartamenti saranno realizzati attraverso l’investimento di un fondo che viene finanziato dalla Cassa depositi e prestiti per circa 18 milioni di euro. Come funzionerà l’assegnazione? A chi si rivolgono queste abitazioni? Il concetto di casa popolare è quello di proprietà pubblica che poi viene assegnata a chi ne fa richiesta e ne ha le caratteristiche. Invece la social housing si rivolge a quella fascia grigia di società, che oggi non può accedere al mercato libero perché non ha un reddito garantito sufficiente per accedere ai finanziamenti necessari per acquistare una casa perché ha un contratto di lavoro a tempo determinato, precario o fa lavori saltuari. Si rivolge a questa esigenza tanto che nei vari incontri che ci sono stati con i funzionari del fondo hanno scelto di collocare a Bastia, e non in altre parti dell’Umbria, questo tipo di investimento proprio perché il piano Franchi ha le caratteristiche giuste, dal punto di vista dell’impatto ambientale, della sostenibilità dal punto di vista energetico… il piano, dal punto di vista energetico, è autosufficiente, tanto è che l’energia che sarà prodotta all’interno delle strutture del piano Franchi sarà maggiore di quella che gli edifici consumeranno”.
Potrà essere venduta?
“Quanto meno – risponde ancora il vicesindaco – messa in rete. Oltretutto con l’accordo, che abbiamo fatto volontariamente, con il Mistero dell’Ambiente, e siamo il secondo comune di Italia che ha fatto questo, per l’impronta di carbonio per le attività che si svolgono sul Comune. Questo progetto rientra a pieno titolo in questo accordo programmatico grazie anche all’impegno dell’Università di Perugia. La collaborazione con l’Università, per quanto concerne questo piano, credo che sia fondamentale perché in quell’area saranno utilizzate tutte le forme, anche le più innovative, per la promozione dell’energia alternativa: dal geotermico  all’elettrico, al fotovoltaico, alla centrale a biomasse… quindi visto che qualcuno intende insinuare la paura che è stata insinuata a Costano dico subito che quella piccola centrale non è altro che una centrale a ‘cippato’ che dovrà usare per produrre energia solamente i sfalci e le potature del parco perché all’interno del piano è previsto un parco di circa sei ettari. Il quartiere che nascera nell’area Franchi, dal punto di vista energetico, sarà autosufficiente. Questo è il primo aspetto. La social housing non sono case popolari e lo devo rimarcare. Rimango stupito dall’atteggiamento di alcuni soggetti di sinistra che criticano questa scelta. Ma forse l’amministrazione non deve tutelare le fasce deboli che non sono in grado di acquistare una casa? Forse chi vuole comprare una casa si deve rivolgere solo al mercato del mattone che ha dei prezzi di un certo tipo, che oggi sono calati a causa della crisi? Ma anche dal punto di vista degli affitti. Mettere sul mercato una quantità di alloggi ad affitto concordato che danno la possibilità di riscattare, anche successivamente, l’alloggio, io credo che dal punto di vista sociale sia un’innovazione che la sinistra deve sostenere con forza, come avviene in altre parte d’Italia. I Comuni che hanno scelto, sono soprattutto quelli di sinistra, di applicare un metodo di questo tipo se ne fanno vanto. A Bastia questa cosa ci viene criticata. Si parla di ghetto, di una questione che assolutamente non esiste. tutti gli appartamenti saranno di classe A. Voglio ancora, anche come assessore all’ambiente, avere la certezza di quello che mi è stato anticipato ma sono rimasto stupefatto dalle previsioni di consumo di un appartamento che è in media di circa 600 euro l’anno per quanto riguarda il metano per il riscaldamento e le operazioni di cucina. I metodi di costruzione e i materiali utilizzati saranno innovativi. Perché le aziende che sperimentano per produrre un materiale innovativo, che si basa su nuove tecnologie, non può farlo per un condominio di otto appartamenti. Lo deve fare per 130 appartamenti. Io ho la massima fiducia di chi sta lavorando in questo progetto, proprio perché c’è la collaborazione del Ciriaf, il centro di ricerche dell’Università. Io credo che dal punto di vista della social housing debba essere fatta necessariamente chiarezza. Ci sarà un ufficio, ci sarà un soggetto che sarà costruito unitamente al fondo, all’amministrzione comunale e all’associazione di categoria  che dovrà valutare le richieste e successivamente assegnare queste abitazioni. Ripeto che sarà o una vendita a prezzo concordato con il finanziamento garantito dalla Cassa depositi e prestiti o l’affitto a riscatto o l’affitto concordato. Su tutto questo il pubblico potrà interventire come, per esempio, favorendo con degli investimenti un fondo di garanzia. Questa è la proposta che io farò alla Giunta per tutelare le fasce deboli garantendo al Fondo che concederà un mutuo a chi ha un’attività precaria e il Comune potrà intervenire, in caso di perdita di lavoro, con una certa quantità di canoni in modo che il soggetto che dovrà finanziare, che è pubblico ovvero la Cassa depositi e prestiti, abbia la garanzia del totale rientro dell’investimento. Assolutamente non parliamo di case popolari perché altrimenti vuol dire non aver letto le carte, non aver capito di che cosa si parla e voler fare solamente del gossip. Se poi le questioni devono essere usate in maniera strumentale per avere un vantaggio politico è leggittimo però…”
Quanta area è destinata al social housing e quanta è residenziale?
“Sono circa 100mila metri cubi di residenziale e circa 30/40mila metri cubi saranno destinati alla social housing. Il resto saranno edifici di pregio e non che quelli della social housing non lo siano…”
In questa fase dove non c’è richiesta e il mercato dell’edilizia è in crisi, c’è necessità di un complesso come questo?
“Io credo che chi fa un investimento di questo genere non sia uno sprovveduto. Se questo progetto ha superato l’esame degli esperti del fondo credo che lo abbiano fatto con cognizione di causa”.
Ma c’è richiesta di case su Bastia?
“Non compete a noi fare questo tipo di scelte però io posso dire che abbiamo dato il massimo supporto a fare un’indagine di mercato quindi il fondo ha volutato quante richieste, per un contributo di affitto, sono state presentate negli uffici sociali del Comune. Quanti sussidi ci sono per contribuire al pagamento del canone di affitto. Quindi, per esempio, io sono rimasto anche sorpreso del fatto che tra le domande per le case popolari 80 richieste provengono da nuclei monoparentali. Oggi le persone separate con figli hanno la necessità di avere risposta alla loro esigenza abitativa e dove la vanno ad ottenere? In un appartamento da 100 metri quadri che è troppo grande  o in un mini che è troppo piccolo? Quindi questo discorso della social housing serve proprio anche a dare risposta a questi problemi.

E per quanto riguarda il sottopasso?
Io voglio ricordare che il sottopasso di via Firenze è stato sempre previsto al di sotto del nastro stradale ma, al di là di questo che potrebbe essere un sentito dire, la delibera di giunta del 21 gennaio 2009 dove la giunta Lombardi da incarico all’ingegnere Traversini, che ha curato anche quello di San Rocco, di predisporre un progetto preliminare. Il tutto dicendo espressamente al punto due, con tanto di particelle catastali, che il lavoro deve essere realizzato al di sotto del nastro stradale. Quindi la giunta di centrosinistra, mantenendo i concetti che da sempre venivano espressi sulla collocazione del sottopasso, sceglie di dare indicazioni per dove progettarlo. In più dice che nel piano Franchi era previsto un ulteriore sottopasso, al di là della stazione ferroviaria. Il collegamento di quel sottopasso andava a finire vicino al ponte, non tornava su via della Repubblica. Quindi marginalizzando, in maniera feroce, tutte le attività che si trovavano in quel posto perché quell’area sarebbe diventata una via senza uscita oppure funzionale solo per andare in via della Repubblica. Quindi la scelta di dove collocare il sottopasso è stata fatta dalle precedenti amministrazioni”.
Andiamo sul tecnico… parte davanti alla ferramenta Franchi?
“Esatto. In questa delibera di cui ho parlato, che presenta anche degli elaborati grafici che prevedono tre soluzioni diverse ma tutte al di sotto del nastro stradale. Quindi è indiscutibile il concetto che la scelta tecnica e politica del sottopasso è stata fatta li dove lo abbiamo previsto anche noi. Nella stessa delibera veniva data un’indicazione sull’altezza del sottopasso, proprio per il problema dell’eccessiva ripidità delle rampe per mantenere l’accesso in via della Repubblica. Quindi veniva fatto un sottopasso con un’altezza limitata ma perché era previsto l’altro sottopasso per i mezzi pesanti. Ma credo che mezzi come il camion dei rifiuti e quello dei vigili del fuoco debba avere la possibilità di percorrere il sottopasso. La richiesta che noi abbiamo fatto all’ingegnere Traversini, in seguito a quella delibera e al cambio di amministrazione, è stata quella di trovare una soluzione tecnica che consentisse il transito dei mezzi pesanti. Qual è stata la soluzione tecnica?
“Intanto l’utilizzo di una cosiddetta trave rovescia, in gergo tecnico, dove il traliccio anziché stare al di sotto della strada sterrata si trova ai fianchi come i ponti ferroviari che hanno tralicci. In più la rampa che da via della Repubblica va verso il centro della città non termina all’altezza della strada ferrata ma prosegue al di sotto di essa. Quindi consente una lunghezza tale da poter mantenere le pendenza entro i limiti di legge. Perartro questo progetto, che non è di Traversini, ma è fatto dall’attuatore del piano è stato già, in via preliminare approvato dall’Rfi. Quindi fal punto di vista tecnico non ci sono problemi di alcun genere. All’altezza di via della Repubblica la rampa è tornata in quota senza creare alcuna difficolta”.
Quanto costa il progetto e chi lo finanzia?
“Mentre il precedente progetto era escluso dal piano Franchi, in seguito all’approvazione di una delle ultime leggi regionali, è stata data la possibilità di scorporare e di utilizzare anche gli oneri di urbanizzazione secondari per realizzare le opere pubbliche. Questa è una cosa innovativa che garantisce la città sotto ogni punto di vista. Lo scomputo degli oneri di urbanizzazione, oltre al contributo straordinario che il costruttore deve riconoscere al Comune, come previsto dal Master Plan anche se non è stato approvato in maniera definitiva. L’attuatore ha comunque tenuto conto di questo contributo anche perché se non si fanno questi miglioramenti, come il sottopasso ed il ponte sul fiume, il piano non è neppure appetibile. Si creerebbero delle condizioni di difficoltà. Se non ci fossero state queste opere anche gli investimenti che ci sono stati, ricordo che il primo stralcio prevede un investimento di oltre 50milioni di euro, ed in un momento di crisi come questo sia un investimento molto importante.. quindi all’interno di questo accordo il privato si assume l’onere di realizzare tutte le opere pubbliche. Questo è consentito oggi attraverso la legge regionale. Il privato a fine operazione dovrà aver realizzato sia il sottopasso sia il ponte sul fiume e oltre al resto della viabilità come la rotatoria su via Rasca, la viabilità alternativa per andare alla stazione. Noi abbiamo la certezza che tutti i soldi provenienti dagli oneri di quel quartiere saranno messi a disposizione di quell’area. Cosa diversa da quello avvenuto nel passato. Oggi abbiamo delle difficoltà con le aree C zero dove il Comune a suo tempo, negli anni ’90, ha incassato gli oneri di urbanizzazione per realizzare opere che non sono state mai fatte. Questa cosa nel piano Franchi non avverrà perché perché è scritto in convenzione che il privato dovrà realizzare tutte queste opere. Come? Attraverso l’approvazione di un progetto che sarà presentato in giunta prossimamente. Ad esempio quello definitivo del sottopasso arriverà in giunta nei prossimi giorni. Da quel momento in poi sarà possibile, appena completate le situazioni burocratiche e finanziarie, firmare la convenzione, e questo credo che sarà fatto entro la fine del mese di settembre, e poi rilasciare i permessi per costruire per iniziare i lavori. Anche perché la questione del sottopasso è contenuta all’interno della convenzione e il rilascio della prima agibilità delle palazzine e di quello che sarà fatto anche dal punto di vista commerciale potrà avvenire solo dopo aver realizzato il sottopasso. Questo è scritto in convenzione. Qui voglio chiarire un concetto su cui qualcuno si è espresso anche in un’assemblea pubblica… questo progetto è stato presentato pubblicamente in piazza nel 2010. Successivamente è stato adottato in consiglio comunale, poi c’è stata l’approvazione definitiva sempre in consiglio dove i partiti di opposizione si sono astenuti e non hanno votato contro, questo è un segnale politico credo. Perché chi oggi fa una campagna contro il sottopasso e poi bisognerebbe spiegare alla città perché qualcuno si mette contro il sottopasso di via Firenze che è atteso da 30 anni, di una barriera che ha diviso la città in due parti… Una barriera che doveva essere soppressa già da tempo. Ricordo che stiamo ancora pagando una fideiussione di 4mila euro che garantisce alla ferrovie che quel passaggio a livello verrà chiuso. Ricordo che la Regione ha già anticipato un milione di euro, su un milione e 300mila euro che dovevano anticipare le ferrovie, per realizzare il sottopasso di San Rocco. Oggi non ci sono più contributi per fare il sottopasso. questa amministrazione è riuscita a trovare il modo di garantire le risorse e di fare i passaggi giuridici per consentire la realizzazione del sottopasso. I lavori possono iniziare a breve e qualsiasi forza politica o privato che si mette contro il sottopasso si mette contro la città di Bastia. Questo deve essere estremamente chiaro. Soprattutto io voglio capire se tra il segretario del Pd e il proprio gruppo consiliare ci sono delle comunicazioni o no. Perché le iniziative sono lodevoli ma non si possono fare considerazioni con il progetto approvato. Questa attività andava svolta prima dell’approvazione definitiva. E poi un segretario di partito che contnua a dire che non riesce a vedere gli atti secondo me svilisce il proprio ruolo perché vuole illudere i cittadini di questioni che in realtà non esistono. Perché i consiglieri comunali hanno assolutamente accesso a tutti gli atti che sono depositati in Comune, ci mancherebbe altro. Peraltro, voglio anche chiarire un fatto, prima dell’approvazione la proprietà ha avuto un incontro con i partiti di maggioranza e di opposizione. La proprietà ha illustrato il progetto che andava in approvazione definitiva all’interno della sede del Pd, dove erano presenti tutte le forze di opposizione. Quell’incontro è stato antecedente alla data del consiglio comunale dove il gruppo di opposizione si è astenuto quindi non ha né approvato né bocciato il progetto. Che oggi il Pd venga fuori e venga a contestare la collocazione di un sottopasso li dove era previsto dalle sue amministrazioni e dal proprio gruppo dirigente… noi non lo abbiamo spostato di un centimetro. Ed oggi, in questa fase, venga proposto un progetto alternativo di cui non c’è alcuna traccia… io credo che questo sia solamente strumentalizzazione. Però io ritengo che i cittadini siano molto intelligenti e riescano a capire questo e ribadisco che il sottopasso si farà, dove è stato progettato, e chi si metterà di traverso dovrà spiegare alla città il perché”.

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